Lettori fissi

martedì 30 gennaio 2018

OROSCOPI E CREDENZE.

Risultati immagini per oroscopo del giorno divertente


Oggi mi chiedevo quanto l'oroscopo influenzi la nostra vita. E' assurdo ma molta gente si affida alle previsioni del proprio segno. Mi sembra un po' di tornare indietro nei secoli quando ascolto persone che mi raccontano queste cose. Le credenze che ci circondano se ci fate caso sono molteplici, anche chi si dice scettico ha le proprie. Ariete, Toro, Capricorno??? Stacci lontano, sono testardi da far paura... Gemelli? Faccioli, non ti fidare... Leone? Sono egocentrici... Cancro? Troppo sensibili... Vergine? Pignolo da far pietà... Bilancia? troppo equilibrati... Scorpione? Velenosi... Sagittario? Peter-Pan. Acquario e pesci? Vivono in un mondo tutto loro.
Detto questo immaginatevi una scena del genere... "Ciao piacere, Teresa. Che segno sei? Oh...Pietà... il nonno dell'amico di mio fratello aveva il tuo stesso segno... secondo me sei un po' stronzo!" Non sono matta, ho sentito parlare così qualcuno davvero. Ti prendi dello stronzo solo perché sei nato...che so... di gennaio, ma non sa nemmeno come ti chiami!
E poi vogliamo parlare delle credenze? Lì si apre un mondo. Quando ero in gravidanza mi dicevano: " non indossare o togliere collane per tutti i nove mesi, se lo fai il bambino potrebbe ritrovarsi col cordone ombelicale attorno al collo!" Che io dico, che relazione c'è tra le due cose? Non lo so. Ma me lo dicevano così tante volte e con il viso pieno di apprensione che pur capendo che era una boiata assurda, ci stavo attenta davvero! Oppure:" non far specchiare il bambino prima del compimento del primo anno", li mi sono girate davvero le scatole e chiedo una spiegazione accettabile " si dice che dentro lo specchio c'è un mondo di spiriti e se il bambino dovesse affacciarsi rimarrebbe intrappolato..." Ma siete seri? Ho iniziato a ridere, di solito è una mia reazione per non dare del matto. Per non dirti di andare a fan....o rido, è come se cercassi di portarti rispetto in una situazione paradossale. O ancora. Tagliare le unghie al bambino solo dopo un mese dalla nascita e facendogli tenere con l'altra manina un libretto o una carta di conto corrente o un portafogli, l'importante che sia pieno di soldi, è di buon auspicio... Mamma... e che cavolo, tra le tante questa hai dimenticato di farla con me... Che poi i miei figli sono nati con unghie belle lunghette e arrivare a un mese è stato incredibile, mi sono dovuta subire i piccoli graffietti involontari, che vi assicuro bruciavano parecchio. Ma non mi sono potuta tirare indietro, la famiglia ci teneva.
Quando ero piccola,  tre anni circa, sono stata un pensiero grosso per mia madre. Aveva scoperto che sono ... mancina. Voi direte "e quindi"? E no, andavo corretta, non ero "normale". Io ricordo che mi forzavo di farla contenta ma non riuscivo a fare bene il disegnino con la destra. E così per non subire il rimprovero, quando lei era in un'altra stanza o io ero all'asilo usavo la sinistra, davanti a lei la destra. Poi mi sono girate, anche a tre anni mi giravano, e ne ho parlato con la mia maestra, che decise di discutere con mia mamma. La convinse dicendole che se continuava a costringermi ad usare la destra un giorno sarei potuta morire. Se da grande avessi dovuto chiudere una bombola di gas e non ci fossi riuscita perché costretta a farlo con la destra? Da allora mi liberai. Anzi. Qualcuno le disse che i mancini sono pure persone più intelligenti... Un vanto... eeee.....
Di credenze ce ne sono parecchie, ogni famiglia ha le proprie. Ogni paese, ogni nazione. Ad esempio da noi se ti attraversa un gatto nero devi posteggiare subito ed aspettare che passi una macchina rossa per togliere la "maledizione", in Inghilterra questo capita col gatto bianco. E così, anche gli animali sono portatori di pregiudizi.
Nella vita l'uomo si è reso conto di non avere potere sul destino e questo lo ha da sempre molto destabilizzato. Lui era l'essere dotato di intelligenza. Come fare per tenere tutto sotto controllo? Ecco che da lì partono le credenze e i capri espiatori che sempre ci sono stati e sempre ci saranno. Anziché ammettere che in questo universo meraviglioso, dove tutto è perfettamente allineato e sincronizzato grazie alla strepitosa forza della Natura, o per chi crede grazie alla Mano di un essere Supremo, l'uomo non è che un puntino, a volte cadiamo nella convinzione che noi siamo i più potenti esseri solo perché dotati di parte pensante. Che poi, non per fare polemica, ma non è che siano tutti capaci di utilizzarlo questo cervello. Basti vedere l'attuale "guida" della Corea... bella guida... si verso una guerra. Ma lasciamo perdere. Sapete che vi dico? Amo la gente semplice come me, quella che crede negli oroscopi o nei detti. Almeno loro in qualche modo sperano in un mondo migliore. Non ti cambierà davvero la vita tagliare le unghie per la prima volta tenendo in mano mille euro, ma almeno avrai un ricordo tenero da raccontare.... Abbiamo bisogno di attimi di tenerezza per allargare sempre più il nostro cuore. E più si allarga il cuore più possiamo sperare in un mondo migliore.

venerdì 26 gennaio 2018

PALESTRA? OOOOOOK.......

Risultati immagini per frasi divertenti sulla palestra
 
 
ah... Dopo una settimana di fermo oggi di nuovo palestra... Appena tornata mi sentivo distrutta, ma piena di energia. Sembra un controsenso ma è così, in realtà io sono tutta un controsenso... Di natura sono una persona pigra, fin troppo. Ricordo che quando andavo al liceo dicevo a mia madre che preferivo un'ora di fisica che un'ora di educazione fisica. Mia madre mi prendeva per scema, anzi lo fa ancora, mi dice che non sono normale... In realtà la prof di matematica e fisica era una di quegli insegnanti che ti spiega le cose con il sorriso, mi ricordo che mi faceva fare un mucchio di risate e tra magari le lacrime riuscivo a risalire da sola alla formula originaria di un teorema. C' erano istanti in cui ci capivamo solo io e lei, il resto della classe magari rimaneva al primo passaggio e io ero arrivata già alla fine. Adoravo questa persona... 
Non vi nascondo che sono un po' goffa. Di solito si fa l'esempio di un manico di scopa... ecco, ci sono vicina. La prima lezione di spin bike stavo per morire, cavolo ma come si fa ad avere tutta quella grinta dopo tre quarti d'ora di pedalate ed esercizi vari? Poi quasi alla fine ci fermiamo, ci viene detto di posizionarci con il sedere sul manubrio e i piedi sul sedile per fare stretching... mi è scivolato un piede, sono caduta, ma con un'aria di "non mi avrà mica visto qualcuno?" dico, "niente sono un po' stanca...". Ormai dopo tre mesi hanno imparato a conoscermi... Mi impegno, ce la metto tutta, ma tre serie da venti di addominali dopo tre quarti d'ora di step. .. "Rosy, mi sento una modella, davvero..." e ridiamo tutti. E più rido e più mi blocco. Finisce che non faccio più niente. Poi il lunedì mi frega sempre, total body. In pratica è una lezione in cui sudi poco rispetto alle altre, è per lo più incentrata sul rafforzamento dei muscoli, quindi pesetti, esercizi per i glutei... Ti massacra più delle altre, di solito il giorno dopo non riesco quasi a muovermi... anche per andare a fare pipì credetemi che ci devo pensare più di una volta. E la cosa più assurda davvero è che dopo tutti questi "sacrifici" per un corpo migliore... continuo a mangiare... o... in tre mesi non ho perso nemmeno un chilo, avrò forse il sedere più sodo ma la pancia continua ad essere bella rotondetta... Non che sia obesa, ma qualche chiletto di troppo si. Poi il problema pancetta ce l'ho sempre avuto, da piccola mia madre mi ripeteva sempre "tranquilla, con lo sviluppo scomparirà e si trasformerà in altezza!" Ora... o mi ha detto una stronzata o devo ancora sviluppare.. non ho capito bene! A parte gli scherzi, ho deciso di iscrivermi in palestra, perché oltre che ad aiutarti a "sgrippare" qualche muscolo, ti aiuta mentalmente. Almeno a me mette di buon umore. Con una famiglia, dei figli, un marito, una casa... noi donne abbiamo bisogno di un'oretta di stacco! Quell'ora di sfinimento fisico ti aiuta a prendere la vita diversamente, a scaricare nervosismo e tensione.. Poi se trovi un bel gruppo meglio ancora. Purtroppo mia figlia ha preso questo aspetto da me, ma quando è pigra... Ha voluto provare obbligatoriamente la danza classica. Ne ha fatto una sola lezione. Tornata a casa mi dice " senti mamma, io non la voglio più fare.. ma che è? tutto il tempo ad alzare una gamba, doveva essere in linea perfettamente... e poi... ci fosse stata una bella canzone, sai... di quelle che canti a squarcia gola? niente. Mamma, mi sono annoiata da morire!" dico va bene, prova balli di gruppo, più ritmo e allegria... macchè... si stancava troppo! E' finita che ha optato per delle lezioni di... coro! Effettivamente PIGRIZIA è la nostro motto... purtroppo! Cosa c'entra questo discorso con la lotta di un mondo migliore? Il più delle volte i problemi e la vita di tutti i giorni ci portano ad essere troppo pesanti, come mi ha detto qualcuno. Forse con il sorriso e un po' di attività fisica si riesce a trovare il proprio equilibrio, il che ti porta automaticamente ad avere più armi in mano per combattere contro le ipocrisie di questi tempi. A pensarci bene, a volte gente sciocca pensa che l'andare in palestra è una perdita di tempo, "ma stai a casa e pensa a pulire...". Io a persone del genere risponderei " Apri il cervello e impara a vivere!"

giovedì 25 gennaio 2018

ANSIE DI UNA MADRE

Casoria, il 16enne Ciro Ascione è morto aggrappato al treno in corsa per evitare un rimprovero

Oggi mi sono imbattuta involontariamente su questa notizia. Sono rimasta di ghiaccio, vi giuro. Un destino terribile sia per il ragazzino con una vita davanti e sia per i genitori... come si può accettare una notizia del genere? Un padre si ritrova davvero a chiedersi come si fa a svolgere al meglio la professione di padre per l'appunto. Chi ha ragazzini a casa sa che spesso la loro indole li porta alla ricerca di più libertà, non si soffermano a pensare a determinate conseguenze. Non è colpa loro, non è colpa di nessuno, la natura gioca questi scherzi. Un giovane serio e responsabile che per non deludere chi lo spetta fa di tutto. Un genitore che per paura del mondo che ci circonda cerca di mettere delle regole... Mi dite cosa è giusto fare? Leggo notizie del genere e rabbrividisco, mi sento piccola piccola, nel rapportarmi con i miei figli mi ritrovo a chiedermi un sacco di volte: avrò fatto la cosa giusta? Sono riuscita a farmi capire? Quel rimprovero l'ho tirato fuori al momento opportuno? Mi ritrovo a confrontarmi con mio marito e con mia madre, forse non mi capiscono li per li, o forse si, non so... Ho paura... Non c'è un manuale da consultare.. Mia madre mi ripete sempre di seguire il mio istinto, l'istinto di madre non sbaglia mai. E se non fosse così? Sono una mamma apprensiva, nel limite dell'accettabile, forse... credo... Ho paura di ciò che potrebbero trovare fuori, della mente troppo spensierata dei miei figli e anche degli altri. Temo quando fanno comunella, ma non perché non voglio che i miei figli abbiano amici, anzi... ma spesso quando si aggregano l'allegria li annebbia ancora di più. Mi ritrovo a fare mille raccomandazioni, alla fine delle quali mia figlia mi guarda con aria stanca e mi risponde: si mamma, ho capito! Nella mia mente mi chiedo se abbia capito davvero. Sembro matta e sclerata oggi con queste idee e pensieri buttati di getto, forse mi sto semplicemente sfogando o forse rispecchio una tipologia di madre nella quale molte di voi si ritroveranno, per altre sarò paranoica... non so. Mia madre mi dice che finalmente comprendo cosa provava lei quando ci ha cresciuti. Effettivamente se prima non si diventa genitori, se prima non ti riprovi a vivere questa meravigliosa e indescrivibile esperienza, non capisci, ti sembra troppo, quel che troppo non è. Cerco di non rigettare sui miei figli le mie ansie, cerco di apparire razionale e controllata, ma dentro ho un vortice di idee e paure che non vi dico. Voglio che vivano spensierati i loro anni, con le giuste responsabilità però. Mi contraddico certo  quando dico a mia figlia di tenere occhi e orecchie aperte ma di divertirsi. Riflettendoci, come si fa a godersi spensierati determinati momenti se in mente ti risuonano queste parole? Ecco questa sono io. La parte folle di me oggi ha preso il sopravvento. Come fanno certe persone a gettare dei neonati nel cassonetto? Io il solo leggere certe notizie mi si blocca il cuore, mi si gela il sangue. Comunque... Ritornando al ragazzino della notizia... Chiedo a Dio di dare ai genitori quel po' di rassegnazione, quel po' che li aiuti a sopravvivere a questo inferno. Perché sono sicura che da quel momento in poi non avranno più una vita da vivere, ma dei giorni in cui lottare per sopravvivere!

martedì 23 gennaio 2018

IL SENSO DELLA VITA

Immagine correlata
 
 
L'altro giorno ho ricevuto su WhatsApp un messaggio da parte di un amico. E' un ragazzo che si è appena laureato e che, ritrovandosi in un momento di stand by sotto tutti i punti di vista, si è catapultato in domande molto profonde. Perché uso il termine catapultato? Perché quando ti soffermi a porti certi quesiti ti senti davvero come catapultato in un altro universo. Voglio dire, la gente è abituata, il più delle volte costretta, a correre tutto il giorno, pensare ai problemi quotidiani, lavoro, casa, famiglia, amore, stipendio che non basta mai... Siamo così pieni di tutto questo che le questioni più importanti e più primitivi li trascuriamo, forse nemmeno ci pensiamo. Questo ragazzo si chiede: "Cosa ci rimane di questa vita terrena? L'uomo di cosa ha bisogno per essere felice?". Lui afferma che spesso durante la sua esistenza, l'uomo rincorre strade che sembrano essere quelle giuste per raggiungere la felicità, come ad esempio la ricerca del denaro e del successo, ma alla fine del tragitto si ritrova solo pieno di polvere e fango. Perché la vera felicità non può essere comprata, ma solo coltivata. Condivido pienamente questo suo pensiero. Anche io solo del parere che la felicità non è direttamente proporzionale al conto in banca. Ognuno di noi è un universo a parte, dentro il corpo di ognuno di noi c'è un mondo straordinario di idee e pensieri che lo differiscono da qualsiasi altra persona e non in meglio o in peggio, semplicemente diverso. Non importa da dove veniamo, che lingua usiamo, che religione crediamo... tutti in realtà differiamo da tutti per altri motivi. Quindi è ovvio che ognuno nella ricerca della propria felicità decida di percorrere strade diverse. Il problema sta nel prendere le scorciatoie, quelle si che potrebbero portarti all'improvviso di fronte ad un burrone. Ora io sinceramente non voglio puntare il dito contro chi crede che nel denaro possa trovare la propria felicità. In ogni scelta ci sta un perché. Magari dietro a questo pensiero ci sta una vita di sofferenza e rinunce, di dolori e perdite. Si dice che i soldi non facciano la felicità, ma è anche vero che aiutano a volte. Non parlo necessariamente di miliardi e aziende intestate. O ancora, dietro la ricerca del successo e della notorietà si nasconde il più delle volte la necessità di dare uno schiaffo morale a chi per tutta la vita ti ha sempre ripetuto che non vali niente, che non sei nessuno. Ognuno ha il proprio concetto di felicità, per questo dico sempre che non si può giudicare nessuno. Mi è capitato di ritrovarmi in situazioni assurde, inspiegabili, lo dico davvero, comportamenti a cui non riuscivo a dare li per li un senso, solo dopo anni sono riuscita a risolvere i rebus. E le situazioni che mi apparivano prima in un modo, erano nella realtà totalmente all'incontrario, persone che sembravano matte, vi giuro, oggi li capisco. Ad esempio per me la felicità è legata alla mia famiglia, ho rinunciato da sempre all'idea di diventare una donna di carriera , perché mi sento realizzata solo quando sono circondata dai miei cari, quando i miei figli tornano da scuola e mi abbracciano come se non ci vedessimo da anni.
E' difficile quindi rispondere alla domanda "di cosa ha bisogno l'uomo per essere felice?", perché è del tutto soggettivo. Dipende secondo me dal proprio vissuto. Sicuramente la cosa che lega tutti è la necessità di amore, tutti hanno bisogno di amare ed essere amati, anche la persona più crudele al mondo ha bisogno di sentirsi amato, forse l'assenza di questo elemento primario a volte ci rende pericolosi, proprio perché indispensabile.
Il mio amico si sofferma anche a riflettere sull'egoismo dell'uomo, il voltare le spalle di fronte una mano che chiede aiuto. Si, anche io credo nell'egoismo umano, è una parte innata, anche i bambini lo sono, nasce con noi. La nostra colpa sta nell'alimentare questo sentimento anzicchè accantonarlo. E' anche vero, dicevo a lui, che a volte  un uomo ha bisogno anche di pensare un po' a sé, altrimenti finisce per annullarsi. Per fare del bene agli altri, prima lo devi fare a te stesso. Non è egoismo, è bisogno primario. Devi sempre lottare per stare bene con te stesso  e dopo puoi pensare a porgere una mano. Immagina di essere caduto a terra, chi riuscirà ad aiutarti a rialzarti? La mano tremolante di un vecchietto o la mano forzuta di un ragazzo? Solo se ti curi del tuo benessere puoi davvero essere d'aiuto per qualcun altro.
L'altra questione era: cosa ci rimane di questa vita terrena? Nel senso, quando si muore cosa in realtà porti con te? Io credo che il nostro essere sarà tutto quello che mostreremo a Colui che starà lassù, ma una parte comunque la lasceremo qui. Durante la nostra esistenza siamo entrati in relazione con gente, affine o meno a noi. Ci siamo raccontati sicuramente, abbiamo espresso le nostre idee e i nostri principi, giusti o sbagliati che siano. Abbiamo litigato, abbiamo amato, abbiamo lavorato, abbiamo riso... tutto questo rimarrà per un po' nel cuore di chi ci ha conosciuto. Il nostro essere continuerà ad aleggiare in realtà ancora qui giù. Sta a noi decidere come vivere e cosa lasciare. Da noi in Sicilia si dice una frase che rende perfettamente l'idea di quello che voglio dire: cu mottu ancora ammenzu a stanza già si sciarriavunu pi l'eredità. Traduco: con il morto ancora da seppellire i parenti litigavano per l'eredità. Vi giuro che, almeno da noi, succede davvero! Per me sinceramente è una cosa alquanto squallida. E' come se stessi aspettando che tizio morisse per impadronirti dei suoi beni. E la cosa più incommentabile è quando durante la lite per magari l'assegnazione di una casa viene fuori la frase... è per avere un ricordo della persona.... Io ripeto sempre a mia madre che voglio solo che facciano testamento, non voglio nulla, non mi importa, voglio solo la pace in famiglia per eredità. Non avete idea di quanta gente non si guarda più per una pentola o un cuscino, davvero... impensabile! Ecco.. io vorrei che quando arrivasse la mia ora alla gente rimanesse un dolce ricordo di me, non litigassero per cose terrene, ma magari ridessero per un episodio ricordato.  

venerdì 19 gennaio 2018

INTERVISTA AD UNA RAGAZZA MADRE - PARTE II

LA FELICITA' ARRIVA SEMPRE
 
 
 
 
 
ARRIVA IL MOMENTO DEL PARTO... Ho avuto un parto un po' difficile. Sono entrata alla 42° settimana senza ancora accusare niente. Poi all'improvviso le doglie arrivarono, i miei mi portarono di corsa in ospedale. I dolori erano allucinanti, forse non avevo prima nemmeno pensato alla sofferenza che avrei potuto provare in quel momento... Dopo ore finalmente nacque il mio cucciolo, lo sentì piangere, un'emozione fortissima si impossessò di me... Era così piccolo... era il mio piccolo!Nonostante fosse nato di parto naturale, ebbi bisogno di alcuni punti. Rimasi due giorni a letto, non riuscivo a muovermi. In quel periodo ci fu un'influenza molto contagiosa, quindi i bimbi appena nati li tenevano per cautela nel reparto di neonatologia, per questo motivo non ebbi il mio tesorino vicino. Furono i due giorni più lunghi della mia vita...  Il terzo giorno, nonostante i dolori, cercai di alzarmi e con l'aiuto dei miei andai dal mio lui. Appena lo vidi me ne innamorai subito, era bellissimo e fui subito convinta del fatto che mi avrebbe dato quella serenità e felicità di cui avevo tanto bisogno. E' vero che sono diventata mamma molto giovane, ma lui è diventato la mia forza per lottare ed andare avanti.

SI APRE UN NUOVO CAPITOLO NELLA TUA VITA CON LA PRESENZA DI QUESTO BIMBO. COSA HAI FATTO DOPO? I miei mi aiutarono fin da subito, ma mi resi presto conto che le spese per un neonato erano considerevoli, se pensi a pannolini, latte, vestitini, medicine.... tutte cose a cui non puoi dire "vabbè, questo lo compro il mese prossimo". Decisi quindi di darmi una mossa. C'era in quegli anni una sorta di servizio civile, si chiamava "cantiere scuola", a cui si poteva accedere per guadagnare qualcosina. E così, visto che mia madre di mattina era a casa, lasciavo mio figlio a lei e andavo. Cercai di pesare il meno possibile sulle spalle dei miei, ci provai. A volte sentivo dire in giro che qualche vecchietta aveva bisogno di aiuto nella pulizia della casa ed io andavo per arrotondare qualcosa. Questo però di nascosto dai miei, perché loro non volevano che stessi molto fuori, una giovane madre deve occuparsi principalmente del proprio figlio. Passarono così due anni e mezzo, tra costanti sacrifici e gioie immense nel vedere il mio bambino crescere, sorridere, mettere i primi dentini, camminare... ogni suo successo era anche il  mio.

POSSIAMO DIRE CHE LA TUA VITA NON E' MAI STATA MONOTONA. SUCCEDE SEMPRE QUALCOSA... Si. Un giorno un altro amico, tra una chiacchiera e un'altra, mi inizia a parlare di un ragazzo che purtroppo si era intestardito a portare avanti una storia con una ragazza con cui non andava molto d'accordo ma a cui teneva, aveva voluto sposarla ma il matrimonio non fu un lieto fine, perché dopo poco era arrivato il divorzio. Ne era uscito devastato e deluso. Fui di nuovo incuriosita molto, forse la sua storia mi convinse che magari era un ragazzo serio, da conoscere sicuramente. Questo amico cercò di rimandare un possibile incontro tra noi due, forse aveva paura sia per me sia per lui visto le storie poco felici che avevamo alle spalle. Il ragazzo però mi cercò su Facebook e mi chiese il numero. Mi ispirò fiducia, una fiducia mai provata prima.

COSA HAI PENSATO QUANDO LO HAI VISTO LA PRIMA VOLTA? Matritta....! (e ride)

HAI AVUTO PAURA DI QUESTA NUOVA CONOSCENZA? Si, dopo quello che mi era successo, non fu semplice per me.. Ma la voglia di parlargli non mi faceva dormire la notte. Fu una sensazione strana, un qualcosa che non avevo mai provato prima. Non riuscì a nascondere per molto questo a casa. Raccontai presto tutto, era doveroso da parte mia visto quello che la mia famiglia aveva sempre fatto per me. Forse stavolta avevo bisogno di sentire il loro parere, avere un appoggio da parte loro per me era indispensabile.

I TUOI COSA HANNO PENSATO STAVOLTA?  Sinceramente hanno avuto parecchia paura, due storie difficili, la mia e la sua, la presenza di un bambino che rende tutto ancora più delicato. Mio figlio non aveva mai avuto una figura paterna vicino, a mio padre lo ha sempre chiamato nonno, nonostante fosse l'unico uomo della casa e lui fosse così piccino, ha sempre capito che fosse il nonno. Voglio dire, a volte i bambini piccoli, soprattutto in situazioni simili, si confondono, mixano i ruoli, ma lui no, mai. I miei avevano paura che mio figlio potesse vedere in questo ragazzo il padre mai avuto, si potesse affezionare a lui e potesse prendere magari la grande delusione di una storia che non va. Mi hanno raccomandato stavolta di conoscerlo bene, frequentarlo, riflettere bene su quello che facevo. Mio padre per un periodo rimase molto sulle sue, ripeto a protezione di mio figlio.

QUANDO HAI CAPITO DI ESSERTI INNAMORATA? Una sera eravamo seduti sulle scale di S. Giacomo, lo guardai negli occhi e mi resi conto di sentire le farfalle nello stomaco, il solito esempio che si fa banale, ma è quello che sentì. Da lì capì che il sentimento che stava iniziando a nascere era davvero qualcosa di forte, più forte rispetto a quello che avevo provato prima.

IL PRIMO BACIO? Era il 3 luglio. Stavamo passeggiando una sera, quando lui si avvicinò a me con la scusa che avevo qualcosa sul naso e mi rubò un bacio. Da quel momento è iniziata la nostra storia.

DOPO CHE SUCCEDE? Dopo poco l'ho presentato ai miei genitori, in Sicilia si usa ancora che il fidanzato parli con i genitori di lei. In particolare mio padre ci teneva a conoscerlo, soprattutto a parlargli a quattr'occhi.

MA LI HAI LASCIATI SOLI IN UNA STANZA? no, mio padre gli ha offerto il caffè al bar e io non ci dovevo essere... (ride)

COSA HAI PENSATO? PANICO? Mi ripetevo " o cavolo, speriamo che gli piaccia" Stavolta sarei diventata matta davvero! Panico? Si, parecchio. Anche mia madre pregava Dio che gli piacesse.

COME TUTTI I GENITORI SOGNAVANO IL PRINCIPE AZZURRO PER LA PROPRIA FIGLIA? Si. Purtroppo questo principe azzurro è arrivato un attimo dopo nella mia vita, perché quello di prima fu più che altro un cavaliere scassato.

COME FU IL VERDETTO? Assolutamente positivo. Con il tempo impararono pure loro ad apprezzarlo molto, adesso lo adorano.

IL BAMBINO LO PORTAVI CON TE QUANDO USCIVI CON IL TUO NUOVO COMPAGNO? Si, lo portavo con me. La cosa che mi ha più stupito è stato il fatto che mio figlio dalla prima volta che lo ha visto lo ha chiamato papà. Gli è venuto istintivo. Non me lo aspettavo. Ho provato una sensazione stranissima. sentirlo pronunciare quella parola che mai aveva utilizzato e rivolgerla alla persona di cui mi ero davvero innamorata, fu una sensazione.... stranissima... bellissima... Mi ha dato la conferma di cui avevo bisogno, ha instaurato un legame fortissimo con lui da subito. (piange commossa)

LA TUA REAZIONE? Le lacrime di commozione uscivano da sole, un momento bellissimo, uno dei più magici.

QUANDO HAI CONOSCIUTO LA FAMIGLIA DI LUI?  Era periodo di Natale quando andai da loro la prima volta. Mia suocera mi apparve un po' preoccupata, dopo la brutta esperienza del figlio capivo la loro diffidenza. Non sapevo cosa dire e come comportarmi. Il mio compagno mi aveva detto che erano rimasti abbastanza toccati dalla fine del suo matrimonio. Io non volevo che mi vedessero un'intrusa. Col tempo abbiamo instaurato un bel legame, mi hanno conosciuta. Odiamo sia io che mia suocera i pettegolezzi e le mezze parole. Si parla con estrema onestà, sempre nel rispetto l'una dell'altra.

HAI AVUTO PAURA DI PREGIUDIZI? Si. Temevo che il fatto di essere una ragazza madre creasse false idee. Potevano anche pensare che fossi una ragazza solo in cerca di un matrimonio che "sistemasse" agli occhi della gente la mia vita. Lui però mi tranquillizzava.  Mi diceva che tutti, compreso le sorelle, erano persone comprensive, prive di pregiudizi, che se si legano ad una persona dimostrano il loro affetto. Avevano solo paura di vederlo di nuovo soffrire e avevano bisogno di comprendere chi avessero davanti. Col tempo hanno capito quanto ci tengo davvero tanto a lui e sono più tranquilli. Sia la mia famiglia che la sua si sono incontrati e sono andati subito d'accordo.

POI AVETE DECISO DI ANDARE A CONVIVERE... Si. Un giorno avevo tanta voglia di vederlo, presi la macchina dei miei, portai con me mio figlio e da Caltagirone mi diressi verso Ragusa, dove abitava lui. Però ebbi un incidente, l' auto si capovolse, la demolì completamente, ma io e il mio bambino non ci siamo fatti molto male. Chiamai subito lui, in pochissimo tempo mi raggiunse. Si spaventò tantissimo e mi disse se volevo andare a convivere con lui per stare per sempre insieme.

DOPO QUANDO TEMPO? Un anno e mezzo.

COME HA PRESO QUESTO CAMBIAMENTO TUO FIGLIO? Faceva giustamente tante domande. lasciare casa dei nonni, andare in una nuova abitazione, nuova città, nuovo asilo e compagnetti. I primi periodi lo portavamo spesso dai miei, in modo da non fargli sentire molto la mancanza e ammortizzare il più possibile il cambiamento.

DA QUESTA CONVIVENZA HAI AVUTO UN ALTRO BAMBINO. PAURE? Volevamo dare una compagnia al mio primo figlio. Ebbi un po' timore, involontariamente ho rivissuto il mio passato. Mi fidavo del mio compagno, ma la paura in un altro abbandono ci fu per un po'. Però questo si mescolava con tanta felicità per il presente. Ricordo che feci il test alle 5 del mattino, quando vidi che era positivo corsi a svegliare lui. Dapprima non capì bene, anche perché stava dormendo ancora. quando comprese la novità ne fu felicissimo. Col passare dei mesi la mia gioia crebbe, finalmente ho qualcuno accanto che mi ama e non scappa. Finalmente vedo un futuro per me.

SEI FELICE? Si, tanto. A volte ci sono problemi sia col lavoro, con lo stipendio, con i caratteri nostri ma tutto si supera se lo si vuole davvero.

TI FACCIO UNA DOMANDA FORTE. HAI MAI PENSATO, QUANDO TI SEI RITROVATA SOLA, DI PRENDERE UNA DECISIONE DRASTICA NEI CONFRONTI DELLA GRAVIDANZA? No, sono contro l'aborto. Avevo 17 anni, una nuova esperienza, mille paure, ma mai per un attimo ho pensato di abortire.

HAI MAI PENSATO DI ABBANDONARE TUO FIGLIO? No, avrei dato anima e corpo a mio figlio, ma mai lo avrei lasciato. Mai lo avrei portato in un istituto. A costo di non mangiare io, anche se non avessi avuto i miei vicino. Avrei chiesto aiuto alla caritas, avrei fatto qualsiasi cosa pur di tenere mio figlio con me. Aveva bisogno di me, ero l'unica persona che aveva, l'unico suo appoggio ero io e mai lo avrei abbandonato.

CHE CONSIGLIO DARESTI A QUELLE RAGAZZE CHE VIVONO LA TUA STESSA SITUAZIONE? Consiglio a tutte di non mollare, di dare fiducia a chi dimostra loro amore, ma non a parole, ma con i fatti. Di non arrendersi mai, nemmeno quando si ritrovano sole. Di non farsi sopraffare dalla disperazione, ci sono problemi molto più grossi per cui disperarsi. Un figlio è sempre una benedizione!
 
 
FINE

 
 
 
 
 
 
 
 
 


mercoledì 17 gennaio 2018

INTERVISTA AD UNA RAGAZZA MADRE




PRIMA PARTE: LA DELUSIONE

 
In questo mio percorso ho deciso di inserire anche testimonianze di vita vera ed esperienze vissute. A chi non è mai capitato di sentirsi solo in un momento di difficoltà?  Si pensa che quello che ci è successo non potrà mai capirlo nessuno e spesso questo sentimento da un colpo di grazia sulla pena che già si vive. Ci sono ferite a cui nessuna parola o comprensione può dar sollievo, anzi a volte le parole sembrano anche troppe ed inutili. Io ripeto non sono che una formica, ma nel mio piccolo grido: NON MOLLATE MAI, MAI!!!
 

Quella che vi propongo oggi è un'intervista a una ragazza madre, che ancora bambina se vogliamo, vista la giovanissima età, si è ritrovata con un pargoletto tra le mani. Durante la nostra discussione la frase che mi ha colpito molto è stata “ ho fatto una fesseria, adesso col senno di poi e la maturità me ne rendo perfettamente conto, ma in quello sbaglio è avvenuta la cosa più bella, ho avuto mio figlio.” La nostra chiacchierata è stata abbastanza lunga, per questo motivo dividerò il racconto in almeno due parti.

 
 
POSSIAMO DIRE QUANTI ANNI HAI ADESSO? Certo, 26.
 
COM'ERA LA TUA VITA PRIMA CHE SUCCEDESSE TUTTO? COM'ERA IL TUO RAPPORTO CON I TUOI GENITORI? Sono cresciuta in un piccolo paese della Sicilia, vicino Caltagirone. I miei lavoravano entrambi, così io e mia sorella abbiamo trascorso molto tempo con mia nonna materna. Ho sempre amato tantissimo i miei genitori, voglio loro un bene immenso. Il problema è che sono sempre stata una ragazzina un po' ribelle. Se già questo da solo può creare problemi, figuratevi se va a cozzare con una mentalità piuttosto all'antica come quella di mio padre, uomo dai grandi principi e pieno di tabù. Non voleva nemmeno sentir parlare nemmeno di simpatie verso compagni di sesso opposto o roba simile. Voleva che ci concentrassimo sugli studi e ci realizzassimo professionalmente. Mia madre era una donna un po' più flessibile, ma anche lei, come credo tutti i genitori, sognava il meglio per noi.
 
CHE SCUOLA FREQUENTAVI? Frequentavo il liceo commerciale nel settore iter, un indirizzo che ti permette di intraprendere una professione come quella del ragioniere ma ti piazza anche nel settore turistico. Mi sarebbe piaciuto diventare una guida turistica o lavorare in una banca.
 
POI QUALCOSA CAMBIA... Si, avevo 16 anni. Ero al terzo anno di liceo. Un giorno un amico mi iniziò a parlare di un ragazzo che abitava a Novara. Mi incuriosì molto e ci ritrovammo ad avere l'uno il numero dell'altra.  Iniziammo a sentirci. In estate, dopo circa tre mesi di telefonate, lui decise di scendere e venirmi a conoscere. Fu la mia prima cotta, quell'interesse che mi dimostrava mi faceva sentire speciale. Di contro avevo la mia famiglia, mio padre mi negò categoricamente di frequentarlo. Ripeto, è la persona più buona del mondo ma quel suo essere iperprotettivo mi soffocava. Non mi diede la possibilità di conoscerlo realmente, di capire quello che sentivamo, se si poteva davvero definire amore o meno. Non sapevamo in realtà se andassimo davvero d'accordo, io non conoscevo il suo modo di pensare e vedere la vita.
 
QUALE FU LA TUA REAZIONE? La più ovvia forse che poteva avere una ragazza ribella come me, andai via di casa con lui, la classica fuitina. Avevo deciso di rimanere con lui  e così salimmo a Novara.
 
QUANDO SEI ARRIVATA A NOVARA CHE ACCOGLIENZA HAI RICEVUTO? L'accoglienza non è stata delle migliori, la mamma di lui non ha accettato questa nostra scelta, si è molto arrabbiata. Con il passare dei giorni comunque ha deciso di non intromettersi tra di noi e accettare pacificamente la nostra relazione.
 
A LIVELLO DI EMOZIONI COME TI SEI SENTITA IN QUESTO AMBIENTE NUOVO? Avevo molta paura, mi sentivo spaesata, una città nuova, ambiente nuovo, mentalità diversa, mi ritrovavo da figlia a compagna. Mi continuavo a chiedere se avessi fatto la cosa giusta, ma poi interveniva il mio orgoglio e quella "rabbia" nei divieti. E mi convincevo che dovevo andare avanti. Ho iniziato a lavorare, la mattina in un call-center e il pomeriggio, dalle 17 fino a sera, in un ristorante.
 
DOPO POCHISSIMO TEMPO SUCCEDE QUALCOS'ALTRO CHE TI RIVOLUZIONERA' LA VITA PER SEMPRE... Si, scoprì di aspettare un bambino. Ebbi tanta paura, avevo 17 anni, ero lontana dai miei genitori, dai miei familiari, non sapevo cosa fare. Parecchia paura! Ripetevo tra me e me "c'è e mi prenderò le mie responsabilità".
 
COME REAGI' LUI? Inizialmente parve molto felice all'idea di diventare una vera famiglia. Ma forse non era così. Con il passare dei giorni i malesseri dei primi mesi si iniziarono a sentire. Un giorno mi sentì male e la mamma di lui mi accompagnò in un ginecologo privato. Mi disse che tutto procedeva bene, ma che, come tutte le donne gravide, avevo bisogno di sottopormi a controlli costanti. Fare tutto privatamente avrebbe avuto un costo considerevole, per farli gratuitamente avevo bisogno del consenso dei miei genitori essendo ancora minorenne. Quindi fui costretta a scendere nuovamente in Sicilia. Mi feci 22h di treno in piedi e con due borsoni pesanti. Scesi a Reggio Calabria e da lì presi il traghetto, poi di nuovo il treno per tornare dai miei.
 
I TUOI GENITORI COME HANNO REAGITO ALLA NOTIZIA DELLA GRAVIDANZA? Li per lì rimasero spiazzati e un po' delusi, non avevo seguito i loro consigli e mi ritrovavo ora in una situazione più grande di me. Credevano che anche se ero su e lavoravo, avessi pensato agli studi. Poi però la gioia di diventare nonni prevalse. Mi dissero che mi sarebbero rimasti vicino.
 
E POI? Ero appena entrata al quinto mese di gravidanza quando lui mi disse di non sentirsi pronto, aveva 23 anni e non se la sentiva di compiere un passo tanto importante.
 
COME TI SEI SENTITA? Per me è stata una coltellata, mi sentivo sola ad affrontare questa gravidanza, ho avuto di nuovo tanta paura. Soffrivo tanto e piangevo. Piangevo quando vedevo mio figlio nelle ecografie. Piangevo perché mi sentivo sola. Piangevo perché mi sentivo una mamma forse egoista. Piangevo perché pensavo " e ora mio figlio crescerà senza un padre, perché? non se lo merita!" Io soffrivo tantissimo e lui nel frattempo seppi che stava continuando la sua vita tranquillamente, come se nulla fosse successo, si divertiva, usciva con altre ragazze. Non pensò un attimo né a me né al bambino. Da lì preferì che lui sparisse definitivamente dalle nostre vite, non volevo per il mio bambino un padre così. Sinceramente credo che non sarebbe comunque durata molto tra di noi, abbiamo due modi opposti di vedere la vita. Anche se si è giovani ed inesperti, anche se si hanno delle paure bisogna affrontarle insieme, quello che lui non è riuscito a fare.
 
LUI SI E' PIU' FATTO SENTIRE? TI HA MAI CHIESTO ALMENO UNA SUA FOTO? E LA MAMMA DI LUI? Durante la gravidanza mi chiamava ed iniziò anche ad insultarmi, forse le sue paure lo fecero reagire così, mi chiamava per rompere le scatole e darmi tanti dispiaceri. Un giorno i miei genitori parlarono con sua madre, provarono a farci tornare insieme, lo speravano visto quanto soffrivo. La signora disse loro che sarebbero scesi al momento del parto, ma fu solo una gran balla, non si fecero più nemmeno sentire. Quando mio figlio aveva circa 9 mesi lui mi richiamò, voleva sapere che nome gli avessi dato, lo mandai al diavolo. 
 
 
CONTINUA....

mercoledì 10 gennaio 2018

LA RICERCA DEL MEGLIO

Prima di essere moglie e madre, anche io sono stata studente. Non ero una di quelle che rimaneva alzata fino all'una di notte per studiare, nonostante abbia frequentato il Liceo Classico con voti accettabili. Come tutti amavo determinate materie, altre un po' meno. Forse perché nella mia vita ho sempre avuto bisogno di dare un senso a ciò che faccio. Non trovavo nulla di indispensabile per me nel latino e nel greco, forse per tale motivo avevo bisogno di applicarmi di più in queste materie. Le altre le memorizzavo con più facilità e mi richiedevano per questo meno tempo. Mi sono ritrovata a sostenere due esami (non ho intrapreso la strada universitaria): quello delle scuole Medie e quello di maturità. In entrambi i casi le mie tesine hanno affrontato come periodo storico la prima metà del '900. Perché? Di tutti i conflitti, rivoluzioni, correnti storiche e letterarie, quello che mi ha sempre lasciata basita è sempre stata la seconda guerra mondiale. Far scoppiare una guerra e portare alla morte milioni e milioni di persone, perché? Per la ricerca di una razza perfetta! In questo momento immagino le vostre facce davanti lo schermo: che c'entrano di punto in bianco gli ebrei? C'entrano eccome! In realtà a distanza di decenni, ci ritroviamo sempre allo stesso punto. Si è sempre alla ricerca del "meglio". Ci sono tante forme di razzismo ancora oggi: gli omosessuali? Che scandalo! Il bravo ragazzo, studioso ed educato? Va soppresso! Ora pretendo seriamente che qualcuno mi dia una giustificazione plausibile per tutto questo, lo pretendo! Visto che ci sono persone che hanno le palle (e credo davvero ci vogliano due attributi così) di farsi saltare in aria in mezzo a decine di persone al fine di scatenare morte e panico, almeno pretendo di sapere perché. Voglio sapere chi ha stabilito la concezione del "meglio", secondo quale statistica. E' un'assurdità, vi rendete conto? Può tutt'oggi, dopo un esempio eclatante come quello della follia di Hitler, continuare questo scandalo? Si, è questo che chiamo scandalo.
E' davvero straziante per una madre temere per il futuro dei propri figli. Come si può dire ad un genitore "ci dispiace, c'è stato un attentato, suo figlio è tra le vittime"? O ancora trovare la propria creatura, quella alla quale hai dato la vita e daresti la tua vita, impiccato in garage perché preso di mira da bulli? Non c'è idea, credenza che possa giustificare queste follie. Non c'è religione che professi il male. Puoi essere cristiano, musulmano, buddhista o che so io... nessuna fede ti impone la soppressione di un altro individuo. Se mi sbaglio per favore ditemelo, preferisco diventare atea! Ognuno di noi deve sentirsi libero. Io uomo amo una donna... o un altro uomo? Sempre di amore si parla. Il sentimento è identico. Il cuore batte allo stesso modo. Sono scelte di vita. A chi faccio male?
Una volta mi sono ritrovata davanti una persona che criticava apertamente la scelta di una ragazza paesana di prendere i voti. Con la massima convinzione, mi diceva che mai e poi mai avrebbe accettato l'idea che una sua figlia diventasse suora, "piuttosto preferisco faccia la buttana". Ricordo ancora l'effetto che mi fece, non credevo alle mie orecchie. Non avevo uno specchio per vedere la mia faccia, ma non aveva importanza. Ero su un luogo di lavoro, era la titolare a parlare, ma in quel momento le possibili conseguenze nemmeno le ho pensate. Ho risposto quel che sentivo, che quelle erano parole assurde, che ognuno di noi è libero di scegliere la propria vita e nessuno può giudicarla. Che c'è chi sceglie di diventare medico, avvocato, salumiere, panettiere e chi di seguire altre strade. Chi siamo noi per mettere bocca? Per affermare una frase tanto forte? In quel momento la persona a riguardo si vergognò molto, anche perché tutto era avvenuto sotto gli occhi di molte altre persone, si rimangiò le parole e mi disse che forse non avevo ben capito.
Non accetto i pregiudizi, non posso farci niente. Non li capisco e mai li capirò. Sono a favore della libertà, ma di quella genuina, di quella che non provochi male a terzi e che renda sereni sé stessi. Tutti dicono che sognano un mondo migliore: per mondo si intende società, la società è formata da persone, le persone siamo noi! Volere è potere: coalizziamoci e lottiamo per il bene dei nostri figli!

lunedì 8 gennaio 2018

PASSIONE O OSSESSIONE?

In questi giorni di festa la cosa più abituale (e meravigliosa a mio parere) è stato trascorrere un po' di tempo con i parenti, dedicare queste giornate alla compagnia di persone con cui non si è soliti stare sempre, vuoi per lavoro o per impegni vari. E così in questi si è deciso di organizzare pranzi e giocate a carte per sorridere un po' insieme e spesso per raccontarsi. Mi ha dato l'impressione di fare il resoconto dell'anno trascorso, i cambiamenti, le novità, le difficoltà... tutto fuoriesce dall'argine del fiume. E proprio qui che mi sono soffermata a riflettere: può la passione per qualcosa trasformarsi in un eccesso tale da alienarti da tutto il resto? Esiste un confine oltre il quale è meglio non spingersi? Quando si può parlare di passione e quando di ossessione?
Amando approfondire un po' le tematiche che mi interessano stavo cercando su internet l'opinione di qualche grande personaggio della storia o della filosofia, ma quello che mi ha colpito è stata l'opinione di un anonimo purtroppo. Ha saputo esprimere in modo semplice una grande verità. Ve lo ripropongo.



Cerco di tradurlo, una piccola formica come me si permette con molta umiltà di osservare l' immensità del mondo e dire il suo insignificante punto di vista. Ognuno di noi può trasformare tutto in modo assolutamente soggettivo, ispirato dal proprio essere e dalle proprie passioni. Tutto può diventare tutto, basta volerlo. Detta così non sembra esserci nulla di negativo, anzi. Ma la questione che mi preme è un'altra. E se a lungo andare queste passioni prendono il sopravvento sulla nostra vita e sulle persone a cui si vuole bene? E' giusto sacrificare anche sé stessi?
Mio marito mi definisce una persona "diabetica", nel senso metaforico del termine. Io ho bisogno di sentire le persone che amo, starci vicino. Una stupidaggine: vado in palestra la mattina quando i bambini sono a scuola, in modo tale da rimanere vicino a loro il pomeriggio, aiutare mia figlia con i compitini e coccolare mio figlio dopo la nanna. Odio cucinare, ma preparo sempre ciambelle genuine per loro. A pensarci bene, forse anche la mia si può definire passione... o ossessione? Non so se sia un bene o un male, so solo che mi fa sentire viva. Le passioni ci rendono vivi... Forse è sbagliato cercare una risposta, bisogna cercare solo la felicità!

PRESENTAZIONI? CHE PALLE...

La cosa più fastidiosa per me sono le presentazioni. Certo è un passaggio doveroso, ma assolutamente patetico. In realtà cosa si può dire di sé in pochi secondi? Nome, età, mestiere...? Ok, allora facciamolo e non se ne parli più!
Mi chiamo Saria, ho 30anni e faccio il mestiere più bello del mondo: la mamma di due splendidi bambini. Amo la vita, la mia famiglia, mio marito e i miei figli. Ecco, ho fatto! Breve, sintetica, sincera. In realtà sono del parere che le persone le conosci solo se le frequenti, se ti confronti con loro su tanti aspetti, anche i più banali. Nelle presentazioni sei costretto a fidarti di ciò che ti dicono, ma solo col tempo ti rendi conto di chi hai davanti. Purtroppo non sono una persona che si fida a primo impatto o che si lascia impressionare da quelle che sono frasi di circostanza, " che sono belli i tuoi figli" "la vita è difficile per tutti" "l' Italia è quel che è"... l'Italia siamo noi, ma questo è un altro discorso. E' per questo motivo che odio le presentazioni. Certo, dopo queste prime parole, l' impressione che susciterò, come sempre del resto, è di antipatia: sembro una persona cinica e polemica. In realtà sono tutto l' opposto. Amo semplicemente dire ciò che penso. E' da quando sono piccola che mi succede, non so perché, ma ho difficoltà nei primi approcci.
Perché apro questo blog? Per parlare, voglio dire ciò che penso, ciò che provo in tante situazioni... una sorta di diario, ma non il mio diario, ma il "DIARIO DI ME"... si, un diario del mio essere! Mi piacerebbe che questo fosse per me un percorso di crescita interiore. Non voglio che si trasformi in una seduta psicoanalitica. quindi chiunque è libero di esprimersi, magari il confronto con voi mi porterà a migliorare. Anzi... sono sicura  che per rendere interessante i vari argomenti saranno necessarie le vostre parole, che siano di appoggio o di critica o semplicemente punti di vista differenti. Il fatto stesso che siate lì a commentare significa che suscito in voi un qualche motivo di riflessione. Sono sicura che se l'essere umano si soffermasse di più a riflettere, si eviterebbero tanti ma tanti disastri.
Detto questo.... imbocca al lupo a me!

IL BELLO DELLA VITA

E' da tanto tempo che non scrivo. A volte la vita ti prende per mano e ti porta altrove o semplicemente sei tu che scegli di cambia...