L'altro giorno ho ricevuto su WhatsApp un messaggio da parte di un amico. E' un ragazzo che si è appena laureato e che, ritrovandosi in un momento di stand by sotto tutti i punti di vista, si è catapultato in domande molto profonde. Perché uso il termine catapultato? Perché quando ti soffermi a porti certi quesiti ti senti davvero come catapultato in un altro universo. Voglio dire, la gente è abituata, il più delle volte costretta, a correre tutto il giorno, pensare ai problemi quotidiani, lavoro, casa, famiglia, amore, stipendio che non basta mai... Siamo così pieni di tutto questo che le questioni più importanti e più primitivi li trascuriamo, forse nemmeno ci pensiamo. Questo ragazzo si chiede: "Cosa ci rimane di questa vita terrena? L'uomo di cosa ha bisogno per essere felice?". Lui afferma che spesso durante la sua esistenza, l'uomo rincorre strade che sembrano essere quelle giuste per raggiungere la felicità, come ad esempio la ricerca del denaro e del successo, ma alla fine del tragitto si ritrova solo pieno di polvere e fango. Perché la vera felicità non può essere comprata, ma solo coltivata. Condivido pienamente questo suo pensiero. Anche io solo del parere che la felicità non è direttamente proporzionale al conto in banca. Ognuno di noi è un universo a parte, dentro il corpo di ognuno di noi c'è un mondo straordinario di idee e pensieri che lo differiscono da qualsiasi altra persona e non in meglio o in peggio, semplicemente diverso. Non importa da dove veniamo, che lingua usiamo, che religione crediamo... tutti in realtà differiamo da tutti per altri motivi. Quindi è ovvio che ognuno nella ricerca della propria felicità decida di percorrere strade diverse. Il problema sta nel prendere le scorciatoie, quelle si che potrebbero portarti all'improvviso di fronte ad un burrone. Ora io sinceramente non voglio puntare il dito contro chi crede che nel denaro possa trovare la propria felicità. In ogni scelta ci sta un perché. Magari dietro a questo pensiero ci sta una vita di sofferenza e rinunce, di dolori e perdite. Si dice che i soldi non facciano la felicità, ma è anche vero che aiutano a volte. Non parlo necessariamente di miliardi e aziende intestate. O ancora, dietro la ricerca del successo e della notorietà si nasconde il più delle volte la necessità di dare uno schiaffo morale a chi per tutta la vita ti ha sempre ripetuto che non vali niente, che non sei nessuno. Ognuno ha il proprio concetto di felicità, per questo dico sempre che non si può giudicare nessuno. Mi è capitato di ritrovarmi in situazioni assurde, inspiegabili, lo dico davvero, comportamenti a cui non riuscivo a dare li per li un senso, solo dopo anni sono riuscita a risolvere i rebus. E le situazioni che mi apparivano prima in un modo, erano nella realtà totalmente all'incontrario, persone che sembravano matte, vi giuro, oggi li capisco. Ad esempio per me la felicità è legata alla mia famiglia, ho rinunciato da sempre all'idea di diventare una donna di carriera , perché mi sento realizzata solo quando sono circondata dai miei cari, quando i miei figli tornano da scuola e mi abbracciano come se non ci vedessimo da anni.
E' difficile quindi rispondere alla domanda "di cosa ha bisogno l'uomo per essere felice?", perché è del tutto soggettivo. Dipende secondo me dal proprio vissuto. Sicuramente la cosa che lega tutti è la necessità di amore, tutti hanno bisogno di amare ed essere amati, anche la persona più crudele al mondo ha bisogno di sentirsi amato, forse l'assenza di questo elemento primario a volte ci rende pericolosi, proprio perché indispensabile.
Il mio amico si sofferma anche a riflettere sull'egoismo dell'uomo, il voltare le spalle di fronte una mano che chiede aiuto. Si, anche io credo nell'egoismo umano, è una parte innata, anche i bambini lo sono, nasce con noi. La nostra colpa sta nell'alimentare questo sentimento anzicchè accantonarlo. E' anche vero, dicevo a lui, che a volte un uomo ha bisogno anche di pensare un po' a sé, altrimenti finisce per annullarsi. Per fare del bene agli altri, prima lo devi fare a te stesso. Non è egoismo, è bisogno primario. Devi sempre lottare per stare bene con te stesso e dopo puoi pensare a porgere una mano. Immagina di essere caduto a terra, chi riuscirà ad aiutarti a rialzarti? La mano tremolante di un vecchietto o la mano forzuta di un ragazzo? Solo se ti curi del tuo benessere puoi davvero essere d'aiuto per qualcun altro.
L'altra questione era: cosa ci rimane di questa vita terrena? Nel senso, quando si muore cosa in realtà porti con te? Io credo che il nostro essere sarà tutto quello che mostreremo a Colui che starà lassù, ma una parte comunque la lasceremo qui. Durante la nostra esistenza siamo entrati in relazione con gente, affine o meno a noi. Ci siamo raccontati sicuramente, abbiamo espresso le nostre idee e i nostri principi, giusti o sbagliati che siano. Abbiamo litigato, abbiamo amato, abbiamo lavorato, abbiamo riso... tutto questo rimarrà per un po' nel cuore di chi ci ha conosciuto. Il nostro essere continuerà ad aleggiare in realtà ancora qui giù. Sta a noi decidere come vivere e cosa lasciare. Da noi in Sicilia si dice una frase che rende perfettamente l'idea di quello che voglio dire: cu mottu ancora ammenzu a stanza già si sciarriavunu pi l'eredità. Traduco: con il morto ancora da seppellire i parenti litigavano per l'eredità. Vi giuro che, almeno da noi, succede davvero! Per me sinceramente è una cosa alquanto squallida. E' come se stessi aspettando che tizio morisse per impadronirti dei suoi beni. E la cosa più incommentabile è quando durante la lite per magari l'assegnazione di una casa viene fuori la frase... è per avere un ricordo della persona.... Io ripeto sempre a mia madre che voglio solo che facciano testamento, non voglio nulla, non mi importa, voglio solo la pace in famiglia per eredità. Non avete idea di quanta gente non si guarda più per una pentola o un cuscino, davvero... impensabile! Ecco.. io vorrei che quando arrivasse la mia ora alla gente rimanesse un dolce ricordo di me, non litigassero per cose terrene, ma magari ridessero per un episodio ricordato.
Nessun commento:
Posta un commento